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Regole per l’iscrizione all’ordine degli avvocati

Le regole e i requisiti per definirsi avvocato hanno subito una recente evoluzione dettata, principalmente, dalla volontà delle autorità competenti di effettuare dei controlli più approfonditi sullo stato della pratica forense effettivamente svolta. Il Ministero della Giustizia ha, quindi, diramato uno schema di regolamento circa l’accertamento delle condizioni per l’esercizio della professione di avvocato; i requisiti ad esso correlati si presentano piuttosto rigidi, e costringono qualunque iscritto all’ordine ad essere estremamente attento nello svolgimento delle proprie funzioni, soprattutto quando si ha a che fare con contesti giudiziari alquanto delicati. Detto ciò, occorre prima scoprire come diventare avvocato e poi fare una panoramica sulle credenziali indispensabili per poter accedere all’albo professionale.

Norme del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Avvocati

Il provvedimento sopracitato autorizza il Consiglio dell’ordine a controllare, ogni tre anni, la conservazione dei requisiti necessari per svolgere l’attività forense, una serie di paletti che, a conti fatti, si aggiungono alla prassi standard caratterizzata da un periodo di pratica presso uno studio legale e un difficile esame da superare con il massimo dei voti. Inoltre, la professione andrà svolta in maniera continuativa, abituale e prevalente affinché si possa creare un distinguo tra gli avvocati doc e il resto degli iscritti. Se si è iscritti da cinque anni, però, viene concesso un margine di due anni aggiuntivi per uniformarsi ai criteri richiesti.

Le regole fissate dal governo sono le seguenti: titolarità di una partita Iva; uso di locali e di almeno un’utenza telefonica impiegati per lo svolgimento dell’attività professionale, sia in forma singola che in forma collettiva in qualità di associazione professionale, società professionale o associazione di studio con altri colleghi; trattazione di almeno cinque affari per ogni anno nel computo del triennio considerato; titolarità di un indirizzo Pec comunicato al Consiglio dell’ordine; assolvimento dell’obbligo di aggiornamento professionale secondo modalità e condizioni stabilite dal Cnf; stipula di una polizza assicurativa a copertura della responsabilità civile forense.

Non vanno, poi, tralasciati elementi come il pagamento dei contributi annuali e il versamento delle quote alla Cassa di previdenza forense. Il finanziamento, così come quello autonomo, richiedono costanza e trasparenza, altrimenti la qualità di qualunque prestazione proposta potrebbe venir meno e compromettere il buon nome di una figura professionale sempre più indispensabile.

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